Perché fotografiamo?
Perché fotografiamo?
Raccontare e raccontarsi
Una domanda molto semplice che mi accompagna sin da bambino, quando mi approcciai alla fotografia, è la motivazione che ci spinge a fotografare qualcosa che non sia una semplice foto ricordo.
Mi sono reso conto che questa domanda ha avuto dentro di me risposte differenti con lo scorrere del tempo, seguendo la mia crescita, i miei interessi, la cultura interiorizzata, l’acquisizione di una maggiore padronanza dello strumento fotografico, l’evento del mondo digitale.
Fotografia significa “scrivere con la luce”, uno strumento non solo per comporre immagini ma anche per raccontare. Siamo esseri viventi che vivono in società e le interazioni creano comunicazione. Ne avvertiamo il bisogno.
Si cerca quindi di raccontare una storia, un evento accaduto magari eccezionalmente per far sì che ci sia successivamente una consegna del messaggio.
Forse questo intento è alla base della fotografia, ma esistono diversi paradigmi e livelli attraverso i quali avviene la comunicazione, senza addentrarsi nelle tecniche, nell’attrezzatura o nello stile.
ll destinatario del messaggio spesso condiziona il modo di fotografare, creando così una sorta di canone al quale ci si attiene perché poi quel messaggio abbia il riconoscimento atteso. Può essere il caso della fotografia di reportage qualora fosse commissionata per raccontate un certo evento o di un certo luogo, oppure della fotografia di moda o pubblicitaria. E’ quindi un intento di tipo professionale che trova il giusto collocamento nel suo costrutto.



Fermare il tempo
Chiaramente nella vita di chiunque si presentano eventi canonici, ricordi da fissare e poter condividere che portiamo con noi con la giusta leggerezza del caso, ma capire quando l’intento si eleva o tenta di farlo, quando ci spinge a svegliarci alle 6 del mattino perché vogliamo vedere un luogo che amiamo in una differente luce e vogliamo raccontarlo, ci pone davanti alla domanda in modo più attento.
Una motivazione comune, e nella quale mi ci sono ritrovato anch’io, è quella di voler fermare il tempo in un istante, quasi ad immortalare una condizione per renderla così eterna. Negli anni ho rivisto questo con ottica diversa. Percepisco in questo intento l’estrema difficoltà dell’accettazione della nostra condizione passeggera, di inevitabile deterioramento e consapevole sconfitta sapendo che la maggior parte della bellezza di ciò che ci circonda ci sopravviverà. Riconosco in ogni caso una motivazione più sottile nella misura in cui si desidera che ciò che viene rappresentato sia oggetto di ammirazione, discussione, di emozione per l’osservatore di oggi e di domani.
In uno scatto c’è il desiderio di voler emozionare preceduto dal desiderio di emozionare noi stessi. Ecco che così il fotografo non solo racconta ma si racconta. Per Ansel Adams questo concetto era di estrema importanza.

L’importanza di uno scatto
Più personalmente non c’è solo l’esteriore che entra in camera ma anche il mio interiore che si proietta all’esterno in connubio con ciò che mi ha fermato per cogliere quel momento. In quell’istante si crea la connessione con la bellezza. Non la sto più solo rubando o raccontando ma la sto vivendo. In questi termini la fotografia è già compiuta. Qualora anche non fosse scattata, per non avere la macchina appresso, stampata o rappresentata in una qualsiasi forma pubblica, da una mostra ai social, essa avrà contribuito ad istruire il mio animo, ad arricchire il mio lessico fotografico, ad allenare l’occhio che, guizzante, sarà successivamente richiamato con maggior reattività da altre occasioni di connubio che porteranno a nuove emozioni.
Mi sono reso conto che col passare del tempo vivo ogni singolo scatto con una importante venerazione. Sono convinto che ognuno di essi abbia una “conseguenza”, su di me e, nella mia più alta aspirazione, sulle persone che si soffermeranno ad osservarlo. Procedo con molto rispetto di ciò che mi circonda ma anche di me stesso, scegliendo di fotografare e fermandomi consapevolmente qualora quella foto si rivelasse non particolarmente arricchente per me e per gli altri.
Nel momento dello scatto in quel preciso istante si compie tutto. Tutto ciò che abbiamo desiderato, immaginato, vissuto, assorbito. Diventa quindi molto personale e molto intimo. Riuscire a trasmettere tutto questo permette di raccontare in modo molto espressivo e far sì che diventi il nostro modo di comunicare e il nostro modo di motivarci e a migliorare il nostro intento.
3 Comments
Leave a comment Annulla risposta

Scattare una foto è un attimo di intensa emozione.
I nostri occhi vedono, la nostra fotocamera ferma il tempo.
Rosamaria Bidoli
Bello, profondo e molto vero
Bravo Nicola, hai espresso in modo semplice e chiaro tutto ció che anche per me la
Fotografia rappresenta.
Grazie